giovedì 14 aprile 2016

Polpette (hamburger) vegetariani di patate e cicoria

L'hamburger, in origine, non indica la semplice polpetta schiacciata ma l'insieme di pane e companatico a base di carne. Nonostante questo, per me, le polpette rimangono di dimensioni piccole e di forma tonda e non invece dischi schiacciati. E allo stesso tempo non necessariamente devono contenere carne O_O
Così è per gli hamburger di lenticchie e così sarà per questa versione con patate e cicoria selvatica!
La ricetta è facile facile e si presta al riciclo di patate e cicoria già lessati, ma anche del pane raffermo.
Quindi partendo da questi ingredienti (patate lessate e schiacciate e cicoria lessata e spezzetata, volendo passata in padella con un filo d'olio e un po' di cipolla), si aggiungono uova sbattute con formaggio grattugiato (e pan grattato), sale e pepe secondo gusto. La proporzione è di circa 1:1 per patate e cicoria o leggermente superiore la patata. La consistenza morbida ma non troppo appicicosa permettera di ottenere polpette (hamburger) che si possono cuocere in piastra (pentola antiaderente tipo pietra) senza olio ne burro.


 Bon Appétit

domenica 3 aprile 2016

Quando credi di non aver niente da metterti acquista un plaid

Per quanto il tempo sia ballerino non sarebbe proprio il momento adatto,
 stagionalmente parlando, di stare qui a vantare una coperta. 
I tessuti si alleggeriscono, gli strati si riducono. 
Il fatto è che io sono una sempre in ritardo su tutto. 
Sulle cose della vita, figuriamoci sulle "tendenze".. 
Mi muovo lenta come un bradipo e ho idee illuminanti
 quando il resto del mondo è già passato all'azione. 
Che dire? Devo volermi bene per quello che sono e ogni tanto assecondarmi ;-P

Quest'inverno si trovava dappertutto, l'anno prossimo chissà... si chiama plaid, mantella, maxi sciarpa. In qualche modo è lo scialle di mia nonna. Quadretti se possibile, poi fate voi. Infagottante (mi fa scomparire il collo e non so se è perchè ho poco collo o troppa coperta) ma caldissima (mi ha salvato da vento e pioggia torrenziale). Nella regola della cipolla ha costituito negli ultimi mesi un ulteriore strato per far fronte agli eventi climatici estremi (inverno mediamente tiepido con picchi di pazzia). Così se siete uscite con la coperta addosso (e magari il pigiama felpato come secondo strato) con un freddo boia e  nessuno vi ha indicato, è perchè l'usanza era già stata sdoganata ampiamente (e il pigiama c'è ma non si vede). Per me nelle uscite mattutine ha ridotto lo choc da abbandono del giaciglio (peccato non farla con un po' di cuscino incorporato!), e in quelle serali ha conciliato sonni precoci. In ogni caso è stato più facile riporla nella borsa rispetto un qualsiasi altro capo e, infine, quando avrà tanti pallini o quando tornerà ad essere solo una coperta, potrò usarla sul divano in compagnia di un libro ^_^









venerdì 1 aprile 2016

La bella stagione

Come ogni anno, febbraio più di tutti, è il mese nel quale comincio a rispolverare l'abbigliamento estivo. Anche questa volta che l'inverno ci ha riservato un clima particolarmente mite e febbraio non è stato il mese freddissimo che ci aspettavamo. Nella mia testa si è insinuato il pensiero di una gonna leggera sulle gambe nude e insieme a questo la sensazione del calore del sole sul viso. E proprio pensando alle gonne vengono a galla progetti di modifica per riutilizzare ciò che ancora giace, inconcluso o inindossabile, nel mio piccolo, disordinato, casalingo laboratorio.
Ormai giunti alla fine di marzo ho scelto due pezzi: una gonna che ho fatto io l'anno scorso, ma che non ho mai usato perchè troppo larga in vita; e una ampia, di seconda mano, già trasformata e poi smontata, da riprendere, nuovamente, un po'.
Quella delle foto è la seconda. Ampia ma dotata di cuciture elastiche in vita, aveva anche un cordoncino da stringere ma faceva comunque difetto sul mio punto vita arricciando troppo.
La soluzione poteva essere quella di tagliare una banda di tessuto, ridurla secondo le mie misure, ricucirla aggiungendo una cerniera laterale o posteriore. Oppure, come ho fatto altre volte, aggiungere una banda in maglina. In questo caso la lunghezza della gonna aumentava andando poco sotto il ginocchio.
Quello che ho scelto di fare è invece una serie di cuciture sul davanti che riduce l'ampiezza in vita e crea una piega anteriore.
 La piega fissata sul retro del tessuto e come appare, sul dritto, l'effetto della cucitura centrale
La prima cucitura è verticale e riduce l'ampiezza della vita. é una cucitura dritta di circa 15 cm eseguita passanda lungo la verticale che si individua se, piegando la gonna in due si fanno combaciare le due cuciture laterali e si segna, sulla parte anteriore (con gli spilli) di quanto vogliamo stringerla. Come se dovessimo tagliar via un pezzo.
Quel piccolo anello che si forma dopo la cucitura viene quindi appiattito sulla cintura e fissato con una cucitura orizzontale.
Più facile farlo che spiegarlo!

Lo sfondo piega (così dovrebbe chiamarsi questo tipo di piega) fatto in questo modo consente di aggiustare le dimensioni ma, dovendo ingrassare, è facile da ripristinare anche la taglia originale!




mercoledì 30 marzo 2016

Pane fatto in casa e... bentornati pollini!

Forse una rondine non farà primavera ma di sicuro per accorgersi del suo arrivo si può stare attenti ad altri segnali...
Uno dei miei libri favoriti, Marcovaldo di Italo Calvino, inizia proprio così:
"II vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s'accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d'altre terre. "

Bentornata dunque primavera e bentornata anche a me che per la verità non mi sono mai mossa. Se si fa eccezione per i continui andirivieni legati al lavoro e all'ammore ;-P
In questi mesi ho notato un progressivo abbandono di blog da parte delle miei autrici preferite, e per questo mi sono sentita meno sola nel mio morbo assenteista. Non credo che smettero mai definitivamente di prendere appunti qui, però ogni tanto serve dedicarsi alla vita.

E giusto perchè a volte la ripresa può risultare un pò faticosa volevo ricominciare dalle cose semplici come il pane.



Ho cominciato a farlo a casa circa 6 anni fa quando stavo a Firenze. Questo non significa che lo faccio sempre o che non compro più dal panificio. Semplicemente, appunto, impasto, a volte spesso, a volte più raramente.

Il bello del pane, è che fa tutto lui, o quasi. A noi rimane il rituale delle mani. Lo cuocio alla piastra (padella pietra asciutta e pulita preriscaldata) perchè mi sembra più rapido e poi perchè sono abituata così.

Per farlo uso la farina 00, oppure il semolato rimacinato di grano duro, singolarmente o miscelati.
Sappiate che la farina 00 non è il male assoluto, ma solo la più povera a livello nutrizionale (se volete approfondire leggete qui). Sotto certi punti di vista è invece la più adatta alla panificazione.



Comunque le dosi sono queste:
circa 500 g di farina per 8 paninetti (ma potete farci anche 2 pizze)
circa 4 cucchiai di olio extravergene d'oliva (più è buono e meglio è)
circa 1 cucchiaino di sale
circa 250 ml di acqua tiepida (se la mia mano trova piacevole il tepore e non è troppo calda insomma!)
lievito di birra disidatato da rianimare dose per 500 g di farina (una bustina)

Antepongo "circa" perchè non doso con precisione, ma sto attenta alla consistenza dell'impasto.

Se non avete mai impastato a mano, provate, il movimento vi incanterà.

Lievitatelo quanto più potete (ad esempio potete preparare l'impasto la sera e cuocerlo il giorno dopo), soprattutto se usate il grano duro!

Io faccio lievitare tutto l'impasto in una terrina coperta sistemata nel forno con solo la lampadina accesa, per almeno 2 ore. Poi divido l'impasto in pagnottine che rimetto a lievitare in forno sempre con la luce accesa, poggiate su carta forno adagiata su una teglia, per almeno altre 2 ore