mercoledì 25 novembre 2015

Collana multifilo 3 in 1

Circa 6 anni fa ho iniziato a comporre orecchini e collane. Dapprima ho aggiustato quelle di mia madre, poi ho recuperato perline per fare orecchini e, infine, ho cominciato ad acquistare collane da smontare e trasformare, perle e perline singole. Cestini, cassette e scatoline traboccano di chincaglierie accumulate che di tanto in tanto smonto e rimonto. Molte le ho regalo ed altrettante le ho tenute. Fatta eccezione per quelle 4 cose amate di un amore viscerale, tutto il resto però, se non in vista, tende ad essere dimenticato. Con 5 minuti e l'aiuto di un paio di pinze, 3 semplici collane di perline infilate possono diventare un collanone per il prossimo inverno ^_^

Nessuna collana viene modificata: le collane laterali si uniscono alla parte superiore della collana centrale utilizzando gli anellini e le maglie della catena.
I moschettoni di chiusura delle 2 collane laterali si agganciano agli anelli della parte centrale.


L'ultima modifica infine riguarda la lunghezza: con l'aggiunta di una decina di cm di catena la collana cade all'altezza che preferisco.
Con questo sistema, si ottengono collane più voluminose, volendo anche più invernali, che però all'occorrenza possono essere nuovamente separate.

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martedì 17 novembre 2015

Non si butta via niente: gelatina d'uva

And the winner is... il frigorifero! Dopo due mesi l'uva -regalo dei campi e di chi li ha coltivati-  è quasi perfettamente conservata.  Da tavola, sia bianca che rossa, gli acini hanno perso un pò di turgore ma in compenso nessun marciume. E però... qui nessuno mangia l'uva (motivo per cui è stata in frigo così a lungo). Quest'uva ha più di 2 mesi: butto l'uva. No, dai trovo un modo per utilizzarla.
Ideona: faccio la gelatina!
Non starò a dare ricette, dosi, tecniche e metodi, che su internet se ne trovano per tutti i gusti. Ma sarà che era la mia prima volta per me è stato un delirio.
Quindi riporto le mie fasi personali. Donna avvisata...
Prima fase -ovvio- ricerca di una ricetta internauta simpatica e apparentemente semplice.
Seconda fase: rivoluzione della ricetta, saltare/dimenticare qualche passaggio (ad esempio cose fondamentali come una prebollitura degli acini per facilitare l'estrazione del succo). 
Terza fase: mettere tutto sul fuoco e dopo mezzora... panico (e stare al telefono con la massima esperta di tua conoscenza). 
Quarta fase: aggiunta della mela (gelificante naturale, pare, insieme al limone). 
Quinta fase: scoprire che la pentola è troppo piccola e perdere metà del contenuto per ebollizioni sospette (avvenute per via dell'alternarsi di cazzeggio al computer). 
Sesta fase: decidere di porre fine al delirio, riempire e capovolgere il barattolo, tenerne un pò da parte per l'assaggio.
Settimana fase: scoprire, la mattina successiva, che anche capovolgendo il barattolo la gelatina rimane ferma dov'è con uno spazio sul fondo O_O. 
Ottava fase: osservazione ossessivo-compulsiva dell'assestamento del blob all'interno del barattolo. 
Nona fase: pensare già a nuove modifiche (riduzione dello zucchero, riduzione tempi di cottura ecc). Decima fase: spalmare uno spesso strato di burro e uno spesso strato di gelatina su una fetta biscottata e godersela!

Comunque, solo per scrupolo, riporto due dati a scopo puramente indicativo: da circa 2 kg di uva ho estratto 600 ml di succo. Ho usato 400 g di zucchero, un pentolino a fondo spesso e la polpa grattugiata di una mela, su fuoco basso per due ore. Potendo tornare sui miei passi userei 300 g di zucchero, una pentola più grande e ridurrei il tempo ad un'ora massimo.
Boa sorte


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venerdì 6 novembre 2015

L'orto sul davanzale

Se come me non avete un terrazzino, nemmeno minimo, potete sfruttare lo spazio sui davanzali. Ovviamente sarà tutto più striminzito e non necessariamente arriverete a vedere il frutto sulla vostra tavola ma veder crescere le piantine è uno spettacolo che già merita.
Per prima cosa io consiglio di non buttare via i semi degli ortaggi che mangiamo e interrarli invece nei vasetti (è un buon esercizio anche con i bambini che in genere si divertono un mondo a seminare).
Finora l'esposizione a nord-ovest, fresca ma abbastanza riparata, mi ha permesso di avere buoni risultati come semenzaio. Sul davanzale ho dato vita alle zucche che poi ho trapiantato ormai due anni fa, con un raccolto strepitoso. Ma le cucurbitacee, si sa, sono un sacco volenterose!
Attualmente ho delle piantine di peperone, la salvia, le patate e l'aloe (più il nespolo che devo assolutamente trapiantare in campo aperto e varie ed eventuali!)



Le patate sono la risemina di quelle nate in un vasetto dopo che avevo poggiato sulla terra un germoglio O_O, vediamo se stavolta con più spazio a disposizione riescono a crescere di più rispetto ad una biglia!! In genere le patate si seminano con il tempo fresco, e sono pronte per la raccolta in 3-5 mesi dopo la fioritura e a terreno asciutto (si considerano "mature" se la buccia non si stacca passando il dito).
Le piantine di peperone sono sempre frutto di semi di "recupero", mentre la salvia l'ho presa già così e l'aloe è un "figlio" della pianta che vive nel giardino condominiale.

Come già detto la posizione da buoni risultati come semenzaio, perciò ho deciso di provare, prossimamente, a seminare le insalate e il prezzemolo, come andra a finire??

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giovedì 5 novembre 2015

Fai da te: riparare e modificare i jeans

Denim (de Nîmes) o Blue-jeans (bleu de Gênes)
 

Deriva i suoi due nomi dalla città di Nîmes in Francia e dalla città di Genova. Non era altro che un tipo di fustagno robusto di colore blu perchè tinto con l'erba guado (Isathis tinctoria).

Dell'epoca moderna, invece, i jeans sono a tutti gli effetti l'uniforme. Li usiamo anche tutti i giorni e perciò tendono ad usurarsi, nonostante il tessuto sia -almeno in origine- specifico per abbigliamento da lavoro.
Oltre l'usura un problema, comune non solo ai jeans ma a tutto il  prêt-à-porter, è la necessità di adattamento. Orlo da rifare, gamba da stringere, vita da riprendere. 








Non è facile trovare un paio di jeans che vadano bene in contemporanea per le nostre gambe, la nostra vita e il nostro culo. Poi quando i negozi si fissano con solo stretto/largo, solo vita alta/bassa, si corre ai ripari ripescando dall'armadio e adattando ciò che si trova.
Ognuno fa quel che può.
Ho pescato questi jeans di seconda mano che avevano uno strappo sul davanti *_* e la gamba un pò troppo larga per i miei gusti.

Se dovete riparare uno strappo, potete facilmente trovare un tessuto adesivo apposito in merceria oppure, potete applicare un pezzo di tessuto all'interno e fare avanti e indietro a zig zag con un punto specifico, robusto ma elastico presente in quasi tutte le macchine.
L'effetto all'esterno è decorativo ma solo se scegliete un colore "intonato" oppure semi-invisibile se scegliete un filo in tinta e lo strappo è di dimensioni limitate.

Riprendere una dimensione, lunghezza e/o ampiezza della gamba, sta ai nostri gusti e alla misurazione. Le più semplici sono ovviamente l'orlo e stringere le gambe. Ad esempio in questo caso volevo stringere la gamba da sopra il ginocchio. Ho preso le misure con indosso i jeans al contrario e ho fatto due cuciture una a fianco all'altra, una dritta e una zig zag semplice, prima di tagliare via l'eccesso e ripristinare l'orlo che avevo scucito.



Bisogna considerare che nella parte interna, i jeans hanno una cucitura ripassata sull esterno, quindi se vogliamo semplificare riprenderemo solo dal lato esterno. 
 
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mercoledì 4 novembre 2015

A modo mio: torta pere&cioccolato

Per fare una torta con le pere e il cioccolato ci sono un sacco di ricette. Ma per fare una torta che recupera le pere (crude) e il cioccolato (fuso) potete continuare a leggere ;)))
Avete mai mangiato una pera abate divisa in 4 parti e ricoperta di cioccolato fondente lindt 80%?
Provateci!
In ogni caso se vi avanza qualche fetta potete riciclarla immergendola in un impasto per torta.





Gli ingredienti:
3 uova
150 g di zucchero
200 g di farina
100 g di burro
1 bicchiere di latte
una bustina di lievito
4 pere divise in 4 per lungo (mangiare tutto fuorchè 3 pezzi)
1 tavoletta di cioccolato fondente lindt










Preparare l'impasto:
Ognuno sviluppa con il tempo il suo modo di preparare la torta. C'è chi monta lo zucchero con il burro ammorbidito. Chi monta le chiare d'uovo. E chi come me segue un ordine che evita alla farina di formare dei grumi o all'impasto di risultare troppo spesso o troppo liquido.


Con un mestolo di legno amalgamo le 3 uova intere con lo zucchero. Poi aggiungo la farina, continuando a mescolare. A questo punto l'impasto sarà bello spesso, e  io aggiungo il burro fuso (con il cioccolato fuso avanzato nel pentolino). Per ultimo il latte, la cui quantità regolo secondo la consistenza dell'impasto. Infine il lievito vanigliato, che però può essere aggiunto direttamente con la farina.
Imburro (e infarino) uno stampo per torte e comincio ad accendere il forno (modalità sopra e sotto a 200° che poi porto a 180°). Verso l'impasto nella teglia, dispongo i pezzi di pera con il cioccolato al centro -grosso modo a raggiera- e inforno per circa 30 minuti, tutto qui!

Bon Apétit

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